Ecco perché sono qui.               

                                                                                                                     di Enrico Loria

 

(A Demetrio Pilia, Giuseppe Morrone, Sandro Angioni, Enrico Finocchiaro, Ezio Ortu)

 

Così come il seme che cade nel terreno sassoso, così io mi sono sentito per tanti anni. Come il seme che cade nel terreno sassoso, che non ha respiro attorno a sé, né abbastanza forza dentro sé.

Così come il seme che cade nel terreno sassoso, ho sentito la gioia dentro me, ho sentito il fervore della nascita di un germoglio, ma poi di fronte alle difficoltà mi sono scandalizzato. Ho pensato di non essere nel giusto, e non ho avuto la forza di perseverare perché il fiore, il filo d’erba, potessero vincere la forza dell’asfalto.

Ma ora sento che qualcosa è cambiato, e vado avanti nella difficoltà, perché non penso più che la mia gioia debba essere condivisa da chi io desidero. Aspetto invece con pazienza che il deserto finisca sotto i miei piedi, per arrivare dove c’è un campo, un terreno fertile, dove il fiore che sento dentro di me possa vivere e fare frutto. Trovo tante altre persone che come me portano il loro fiore, ed incontrarle così, quasi per caso, mi dà il segno della Tua presenza, o Signore. Non lascio seccare il Tuo fiore, o Signore. La tua voce mi regala parole di vita eterna, ed allora mi fermo immobile nel silenzio per ascoltarla. Mi fermo ad ascoltare, senza ricompensa, per trovare quando tu vorrai, la Tua presenza amorevole e compassionevole, sottoforma di persone, le più diverse, che mi dicono qualcosa di Te.

Ecco perché sono qui, per dire che sono pronto Signore per salire nel tuo altare, per svolgere il servizio che Tu mi chiederai. Essere amorevole e compassionevole per condividere la Tua gioia, al Tuo banchetto o Signore.

Finalmente hai compiuto la grazia o Signore, senza che io lo abbia meritato, ed ora sento che il mio seme è caduto in un campo di terra fertile; sento il nutrimento che dalla terra fertile può arrivare, così come agli alberi secolari a cui Tu hai dato la grazia di esistere, perché potessero dare la loro energia a coloro che vi si avvicinano con amore. Quando vi sarà di nuovo il deserto, continuerò a camminare per trovare il nuovo campo che Tu, o Signore, desideri che conosca.

Non mi voglio più scandalizzare, di fronte al giudizio di chi non comprende, perché lo Spirito di Dio fluisca liberamente dentro me, per sgorgare e riversarsi in te, fratello mio, che stai ascoltando queste parole.

 

Signore, fai di me quello che vuoi, perché tu possa essere dentro me, al posto mio, per rendermi strumento della Tua grazia.

Non voglio più nulla che sia mio, che non venga direttamente da te, o Signore.

Ecco perché sono qui.