Incontro del 28.02.04 al "Centro Meditazione

Cristiana di Firenze " Via Faentina 32 - Firenze

 

"Non sopprimere la rabbia, ma trasformarla in amore".

(La gestione della rabbia nella persona impegnata in un cammino di crescita spirituale.)

 

di Enrico Loria

Carissimi amici,

è con grande gioia che ho accettato la proposta di Massimo di parlare qui con voi di come sia possibile gestire i sentimenti di rabbia, di quale possa essere il suo significato quando siamo impegnati in un profondo cammino di crescita spirituale. La mia gioia deriva dal fatto che finalmente è possibile incontrarci di nuovo per favorire il cammino di crescita interiore innescato dalla meditazione. Ricordo con piacere sia la giornata a Fara Sabina sulla psicologia della meditazione, sia quella organizzata da voi a casa di Sheelah qui a Firenze, e questa terza opportunità che date a me di esprimere alcuni concetti arriva opportuna, dopo che un analogo tentativo di organizzare un incontro a Camaldoli non era andato a buon fine. E’ per questo che l’incontro di oggi per me rappresenta un piccolo ma importante tassello del prezioso mosaico che la comunità sta costruendo, nella speranza che lo Spirito fluisca liberamente senza che noi inconsapevolmente mettiamo troppi limiti al suo manifestarsi. Un saluto particolare a Padre Brian Johnstone e a tutti coloro che stanno fattivamente contribuendo con il loro impegno alla realizzazione di questa giornata.

 

Ciò premesso, voglio augurare a ciascuno di voi di avere la consapevolezza che questo momento di incontro può essere significativo nel cammino spirituale che state compiendo. Può darsi che riceviate qualcosa, una parola, un gesto, un aspetto di questa esperienza, che può arrivare quando meno ve lo aspettate, e che può contribuire a fare chiarezza su ciò che siete realmente, e su ciò che siete chiamati a vivere in questa vita terrena.

Siamo chiamati a vivere la verità della nostra essenza, ma grandemente limitati dalle necessità di sopravvivenza e dalla possibilità che il nostro io ha di comprendere in che modo questa sopravvivenza sia possibile. La visione di sé, degli altri, del mondo che ciascuno di noi ha può renderci spesso lontani dal sentimento di pace che nella profondità del nostro essere risiede eterno ed indistruttibile. La pace che Cristo c’invita a conoscere è da sempre stata lì, ma essendo come esseri umani intrappolati nello spazio-tempo, non riusciamo a percepire cosa sia l’eternità se non in modo vago e fugace, ovvero così come il nostro io riesce a percepirla. Avere la grazia però di vivere la pace anche se per brevi momenti, anche se non è possibile mantenerla in modo continuo, trasforma la nostra vita e determina la direzione del nostro cammino spirituale. Ciò che viviamo per esempio durante la meditazione, anche se non sappiamo bene come ciò accada, influenza il nostro cammino nella vita attiva proprio perché la vita attiva risulta nel tempo sempre più permeata dalla esperienza contemplativa che avviene nella meditazione.

 

Ma vediamo ora più approfonditamente il significato che hanno sentimenti come la rabbia. Naturalmente la rabbia non è l’unico sentimento con connotazioni negative che ci segnala il cammino; altri possono essere la tristezza, la paura, il senso di colpa, il senso di confusione o di incertezza, la delusione, il senso di inadeguatezza e d’impotenza. Ci sono poi sentimenti con connotazione positiva come la gioia, il senso di forza e competenza. Ma oggi ci soffermiamo sulla rabbia. Mi riferisco ad un sentimento che possiamo immaginare possa avere una intensità da 0 a 10, giusto per intenderci. Quando il sentimento di rabbia è già presente, possiamo provare dal semplice sentirci infastiditi o irrequieti al sentirci furiosi e violenti.

Agli estremi ci sono da un lato le persone che beate loro vivono un vero e costante sentimento di pace ed amore, che possiamo considerare ad un livello spirituale elevato, e all’altro estremo persone in contatto con una sofferenza estrema che vivono ancora distanti dal conforto dello Spirito e per le quali la rabbia è solo uno sfogo frequente fine a se stesso e spesso distruttivo più che costruttivo. Ma al di là di questi estremi, molto più spesso in questa vita ci troviamo a livelli intermedi, ovvero siamo persone mediamente soddisfatte o mediamente tranquille, con momenti in cui la rabbia si manifesta con un preciso significato che è utile comprendere. Bisogna sottolineare che la soppressione del sentimento di rabbia influenzato da condizionamenti ambientali ed educativi, non ci rende equivalenti a coloro che stanno sullo 0 di questa scala immaginaria per un vero raggiungimento della pace. La soppressione del sentimento di rabbia, seppure utile in determinate circostanze, è una soluzione solo provvisoria, che se prolungata porta ad una negativa passività ed ad un pernicioso adattamento. La soppressione così fatta indica e determina un blocco nella crescita interiore della persona sia psicologico che spirituale. Mi riferisco a coloro che nel tentativo, spesso fatto in buona fede, di non assecondare la rabbia, magari per un fatto di semplice accettazione sociale, determinano come dicevo un vero ostacolo alla crescita interiore. Tale blocco non si manifesta sempre, ma solo nelle occasioni in cui la rabbia sarebbe emersa insieme a tutto ciò che avrebbe in qualche modo potuto determinare un possibile cambiamento rispetto a nostri bisogni. Quindi, in questa scala da 1 a 10 noi immaginiamo le persone che possono concedersi di sentire ed esprimere la rabbia.

 

La rabbia serve ad affermare il nostro io e favorisce che ciò che noi vogliamo possa essere poi davvero raggiunto. Se ciò che stiamo perseguendo corrisponde ad un profondo valore spirituale, il risultato sarà di un avanzamento, e la modalità con cui l’otteniamo sarà comunque rispettosa dell’altro. Se invece stiamo assecondando egoisticamente il raggiungimento di qualcosa che non è spiritualmente buono, il risultato della rabbia e la modalità della sua espressione saranno negativi, e le conseguenze più o meno disastrose. Per la legge di causa ed effetto, avremo delle conseguenze abbastanza negative tali da darci il segnale del nostro modo sbagliato di comportarci, affinché possiamo ravvederci.

In pratica la rabbia è al servizio del nostro io, e come tale dipende dal livello di spiritualità del nostro io, che è costantemente chiamato ad impegnarsi nella ricerca di una sua purificazione. In tale processo di purificazione quindi, dobbiamo dare per scontato l’emergere della rabbia ed il suo manifestarsi. Non avere le risorse per gestire questo aspetto, blocca il cammino di crescita. Perché?

 

Il cammino di crescita spirituale presuppone che mentre acquisiamo questa nuova coscienza spirituale, i nuovi eventi che stimolano il nostro io e che possono fare scaturire la rabbia, debbano essere osservati dal nuovo punto di vista, quello che nasce dalla coscienza della nostra parte spirituale. E’ necessario quindi fare riemergere ciò che non essendo andato a buon fine non è stato elaborato, e rimane come sentimento nascosto pronto a riemergere quando meno ce lo aspettiamo se di nuovo vengono frustrati i nostri desideri e le nostre aspettative. E come quando uno stato si fornisce di armi sempre più potenti e sofisticate, e che conserva in previsione di un possibile conflitto. Quando ritiene che sia giunto il momento di pericolo e non ha altre risorse per ottenere soddisfacimento alle proprie aspettative, può usarle. Ci sono persone che camminano nel mondo portandosi dei veri e propri arsenali nascosti, e che possono metaforicamente parlando per esempio tirare fuori un mitra o una bomba a mano o un bazooka, ed assumere dei veri comportamenti distruttivi con conseguenze a volte irreparabili nelle relazioni umane. Sono persone che non hanno una modalità diretta e semplice di esprimere ciò che non gli va bene, e che non riescono ad abbandonare un sentimento di sofferenza caratterizzata da risentimento per torti o ingiustizie reali o presunti che la vita gli ha riservato. Come è possibile elaborare i sentimenti di odio e risentimento, e vivere l’amore incondizionato altruistico che Cristo c’invita a sperimentare?

 

La meditazione come sapete consiste nel riuscire ad allontanarsi dalle attività della mente e del corpo, per stare con la mente e con il corpo in uno stato particolare che possiamo chiamare di pura attenzione, ovvero di percezione di noi stessi nella nostra interezza. Siamo un tutt’uno con noi stessi. Così come i segnali non verbali del nostro corpo indicano equivalenti stati emotivi e cognitivi, allo stesso modo atteggiamenti del nostro corpo che volontariamente assumiamo evocano stati interiori equivalenti. Ciò cosa implica: che meditando andiamo a contattare tutte le parti di noi stessi, comprese quelle rimaste in ombra, e lentamente ne prendiamo coscienza. Ma mentre questo accade, andiamo lentamente e sempre più a poggiarci al centro del nostro essere, che fa da baricentro.

Mentre siamo in meditazione siamo sia in contatto con i vari aspetti del nostro sé, ma allo stesso tempo sempre più capaci di rimanere distanti dalla influenza che i diversi aspetti hanno sul nostro vero sé.

Ciò in modo molto breve e sintetico è il processo meditativo. Per quanto riguarda la tecnica, noi otteniamo strategicamente tale processo mediante il fatto che dopo avere fermato il corpo, diamo al nostro io, una possibilità di allontanarsi dall’ego: ovvero, recitiamo il mantra, che come oggetto distrae l’ego mentre lo affievolisce. L’ego infatti non può mai stare senza un oggetto, ed il guaio è che gli oggetti normalmente lo nutrono e lo ingrandiscono. Il mantra, recitato in silenzio e con la postura immobile, rappresenta una via povera, che ci conduce verso l’esperienza di povertà spirituale. Da ciò scaturisce la sempre maggiore consapevolezza della nostra essenza.

 

In che modo la meditazione ha a che fare con la gestione del sentimento di rabbia? Quando le risorse interiori emergono in conseguenza del cammino spirituale prendiamo lentamente coraggio e speranza. La quantità di energia aumenta, e questo a volte in modo più rapido rispetto al cambiamento della nostra personalità. La rassegnazione e la passività vengono progressivamente sostituiti da un senso di valore personale, dalla consapevolezza dell’importanza del nostro essere. Alcuni segnali c’incoraggiano a vedere possibile la nostra personale realizzazione. La ricerca prima casuale poi sempre più focalizzata, ci avvicina al contatto con noi stessi. Quando ci sentiamo confortati dalla presenza spirituale, emergono le nostre ferite dimenticate ed i comportamenti ad esse relativi. La differenza consiste nel livello spirituale fino a quel momento raggiunto. Se è sufficiente rispetto a quella situazione, il sentimento di rabbia e i comportamenti relativi vengono visti correttamente dalla persona che è capace di controllarsi, o al peggio si ha la possibilità di riconoscere subito il suo atteggiamento inadeguato, in vista quindi di un imminente cambiamento in una successiva occasione.

Esempi pratici possono essere situazioni in cui viene attaccato il nostro diritto di esistere, di essere se stessi, di essere bambini, di crescere, di riuscire, di fare, di essere importanti, di far parte, di entrare in intimità, di stare bene, di pensare, di sentire. (vedi foglio allegato). Sono i 12 permessi descritti dall’Analisi Transazionale. Quando accade che i nostri genitori pur senza rendersene conto hanno un timore irrisolto nel loro bambino interiore rispetto al concedere uno o più di questi "permessi", si verifica che uno o più di questi vengono negati, e inconsapevolmente noi ci adattiamo a non esercitarli, a non prenderceli; non essendone consapevoli la nostra sofferenza è sommersa, e non vi è rabbia. Ma se ad un certo punto della vita accade che per qualche motivo iniziamo a prendere coscienza del nostro diritto negato, e ci accorgiamo di avere bisogno di esercitarlo, aumenta il nostro senso di conflitto interiore, al punto che possiamo trovarci ad attivare una rabbia nel tentativo di recuperare i nostri bisogni persi. Andando avanti nello sviluppo copriamo il disagio dovuto a questi permessi negati con ulteriori irrigidimenti, questa volta trasmessi più su un piano verbale, con le parole. I messaggi, chiamati anche "spinte" o controingiunzioni sono: sii perfetto, sii forte, sforzati, cerca di piacere, sbrigati (vedi foglio allegato). In pratica la punta dell’iceberg, quella più visibile della nostra personalità sofferente è data da uno o più di queste spinte. Ancora una volta senza rendercene conto attiviamo comportamenti, pensieri, emozioni che non nascono dalla nostra vera natura, ma dal bisogno acquisito di corrispondere a questi modelli.

Il discorso diventa complesso (ed interessante) se allarghiamo al discorso psicologico quello spirituale. La semplice soddisfazione immediata che desideriamo ottenere dal recupero di un bisogno diventa un obbiettivo troppo piccolo per noi, se vediamo le cose con una mente non solo "legalista", una mente del diritto di…, ma se vediamo le cose con una mente anche illuminata dalla compassione. Ma questo possiamo scoprirlo a volte solo sperimentandolo personalmente. Sopprimere la rabbia non ci fa crescere, ma esprimerla distruttivamente ci amareggia. Voglio dire che il raggiungimento di una maggiore consapevolezza di questi aspetti, ha veramente un senso se ci dà finalmente il libero accesso alla nostra parte più profonda, se ci aiuta a ritrovare la nostra essenza. Penso che sia questo che intenda padre Laurence quando dice che meditare è meglio che intraprendere un cammino psicoterapeutico.

Ricordo l’esempio di padre Laurence in occasione di un ritiro spirituale nel 1998 nella casa "Un mondo migliore" vicino Roma. Raccontava di una donna che in conseguenza di una mancata precedenza in auto aveva iniziato un diverbio con l’altro autista, che in breve era degenerato il una furiosa lite. La donna era arrivata a prendere il crick ed a sfondare il parabrezza dell’altra auto. Portata in questura per gli accertamenti del caso, alla domanda su quale fosse il suo lavoro, rispose che era psicologa.

Nulla da commentare su questo esempio. Solo per dire che il cammino di crescita interiore è caratterizzato da momenti in cui la rabbia viene fuori in modo esplosivo. La differenza è che in una persona in cammino questi incidenti di percorso insegnano molto. Ed aiutano a cambiare. Se non accadono e non viene messa alla prova la nostra modalità di reagire alla frustrazione non abbiamo l’occasione di crescita.

Durante il cammino di crescita spirituale, nel processo di integrazione dell’io al vero sé, sulla spinta del Divino che sempre ci attira a sé ci mettiamo alla ricerca della nostra vera natura. Incoraggiati e rassicurati da segnali e coincidenze, sempre più intravediamo la possibilità di ottenere un buon esito della nostra ricerca. Quando la vicinanza dello spirito ci da speranza sul risultato positivo del nostro cammino, la tensione tra il nostro ego e lo spirito è massima. Riemergono tutte le "deviazioni" dal centro accettate nostro malgrado per sopravvivere. Dentro di noi grida una voce di ribellione al negativo. Come nella rivolta degli schiavi, il nostro io attiva una dura battaglia di liberazione. Non siamo più disponibili a compiacere il sistema in cui ci troviamo, e allo stesso tempo soffriamo per la perdita di ciò che, in un modo o in un altro, è diventato comunque parte di noi stessi, seppure come falso sè. Il nostro adattamento è parte di noi: nel liberarcene potremo sentire sofferenza e potremo pensare paradossalmente di essere egoisti. Tutto ciò è il segnale che stiamo andando in profondità nel cammino spirituale. L’avvicinarci ad una fonte di energia così forte e nutritiva accentua la nostra capacità di manifestarci, ed in questo manifestarci viene fuori il nostro io con le sue sofferenze (vedi ingiunzioni e controingiunzioni), e la voglia di reagire. La rabbia, in questa ottica, è una forma di energia che contribuisce ad innescare il cammino ed a farlo proseguire.

Solo in un momento successivo, quando il processo di liberazione si è completato e siamo condotti dal vero sè verso esperienze e scelte di pace ed amore, la rabbia non trova più nessun senso. Solo dopo avere recuperato la piena autonomia ed il pieno contatto con la nostra vera natura, il sentimento di rabbia è sempre addolcito e mitigato dalla consapevolezza che l’unica cosa che veramente conta è una via di pace ed amore. Qualsiasi sentimento di semplice fastidio viene subito percepito ed intercettato, piuttosto che "agito". A volte infatti commettiamo scorrettezze spinti da razionalizzazioni che ci fanno giudicare l’altro colpevole e meritevole di una lezione. Dietro comportamenti apparentemente formali o addirittura falsamente cortesi possiamo commettere vere e proprie violenze. Possiamo pugnalare l’altro pagando un sicario e confortando la vittima morente, mentre pensiamo ipocritamente che il mondo sarà migliore quando avremo annientato colui che riteniamo sia in errore. La rabbia invece quando espressa, dà un segnale più chiaro a noi stessi ed agli altri che qualcosa stà accadendo, e rende più visibile l’eventuale errore di valutazione, ma se agita in modo distruttivo, perpetua la catena negativa della sofferenza umana, da padre in figlio, di generazione in generazione.

Ma ora penso che non sia il caso di spendere ulteriori parole, perché a questo punto, sarebbe utile una condivisione in gruppo degli stimoli presentati. Il discorso partendo da queste basi può approfondirsi parecchio, e posso dirvi che la possibilità di "crescita interiore" con la meditazione, favorita dalla comprensione di questi aspetti psicologici, vi può dare la guarigione definitiva a cui aspirate. Vi ringrazio per l’attenzione manifestata, e diamo inizio alla condivisione.

 

PERMESSI - ingiunzioni

 

Essere, esistere………………………Non esistere

Essere se stesso…...…………Non essere te stesso

Essere un bambino………Non essere un bambino

Crescere……………….……………Non crescere

Riuscire, avere successo….…………Non riuscire

Fare……………………….………Non fare (non)

Essere importante…………Non essere importante

Fare parte, appartenere…………….Non fare parte

Entrare in intimità………..……Non essere intimo

Stare bene…………………………Non stare bene

Pensare………………………………Non pensare

Sentire………………………..………Non sentire

 

 

CONTRO-INGIUNZIONI

(La punta dell’iceberg)

Sii perfetto

Sii forte

Sforzati

Cerca di piacere

Sbrigati