“Illusione” e”Amore incondizionato” due potenti antidepressivi.                          di Enrico Loria

 

Visto che lo scopo della incarnazione è consentirci di fare una libera e consapevole scelta verso l’amore incondizionato, Dio ci ha fatti uomo e donna, padre e figlio, fratello e sorella. Ma poi, per non spaventarci troppo, ha evitato di aggiungere: “Guardate che questo è solo l’inizio, il resto lo dovete fare voi”.

Poi, affinché l’esperienza fosse davvero efficace, ha messo il tempo e lo spazio per separarci, per fare si che fossimo davvero liberi. Ma liberi di cosa?

L’uomo è dotato di qualcosa che lo rende unico in tutto il creato, è dotato di un “Io” che lo identifica, e che ha il compito di scegliere. Senza rendercene conto, trascorriamo la vita senza la piena consapevolezza del bene prezioso che  siamo, del dono che ci è stato fatto, della bellezza che ciascuno di noi è. Se solo potessimo vedere l’altro con gli occhi puri della nostra anima, proveremo continuamente la gioia del nostro esistere nonostante le difficoltà e le continue frustrazioni della vita quotidiana.

Essendo inseriti nel tempo, possiamo cambiare. Quando usciremo dalla dimensione temporale tutto sarà eterno, immutabile. Ma finché sono in vita, da un giorno all’altro, da un ora all’altra, posso pensare e vivere cose diverse. Se sbaglio ora, posso rimediare dopo. E’ semplice. Con questo presupposto gli errori della vita li posso chiamare esperienza. Ciò che vivo in un’età lo posso vedere diverso in un’altra età, e questo mi da l’occasione di diventare saggio.

Essendo inseriti nello spazio, possiamo spostarci, ovvero andare verso ciò che io penso che in quel momento possa essere bene per me. Abbiamo gambe per camminare. Ma quando usciremo dalla dimensione spaziale, tutto sarà lì per sempre. Se siamo nell’amore non lo perderemo più, se siamo nel buio, non ce ne potremo più distaccare, e li sarà pianto e stridore di denti.

Viste così le cose, appare chiaro quale bene prezioso sia essere vivi, quale occasione fantastica sia essere nati.

Ma tutto ciò ha un prezzo. Il prezzo che vivere sulla terra sia vivere nel “mondo della separazione”. Il dolore profondo che ci da questa condizione di continua separazione, sarebbe difficilmente sopportabile, visto che in fondo, nel profondo del nostro essere, il desiderio ultimo e più importante è l’unione amorevole col tutto, che senza timore di sbagliare possiamo chiamare Dio.

Il più immediato rimedio a questo dolore è l’illusione, ovvero il fare finta che non siamo nel mondo della separazione. E allora, quando incontriamo un uomo o una donna che ci piace, si scatena dentro di noi l’illusione che sia arrivata finalmente la soluzione alla realtà difficile della separazione, e la natura ci aiuta scatenando tutti gli ormoni e le endorfine per renderci felici e soddisfatti. L’illusione è un potentissimo antidepressivo. Inconsapevoli che tutto ciò ci arriva gratis da dentro, siamo convinti che sia l’altro a determinare la nostra grande felicità, e così entriamo nel più grande inganno della nostra vita. Non ci rendiamo conto che ciò che proviamo, arriva sempre da dentro di noi.

Quando il “periodo incentivante gratuito” finisce, così come prima pensavamo che fosse l’altro la causa della nostra felicità, cominciamo a pensare che sia l’altro la causa della nostra insoddisfazione. Vediamo nel limite oggettivo dell’altro la causa del nostro stare male. Non abbiamo ancora scoperto che l’altro, come me stesso, è un essere meraviglioso anche quando impastato con tutti i suoi limiti umani. E soprattutto ingannati dalla separazione del tempo e dello spazio, non possiamo vedere che l’altro era così come lo vediamo ora anche quando ci sembrava meraviglioso. Non sappiamo che l’altro è ancora meraviglioso. Anziché appropriarci della responsabilità di ciò che pensiamo e sentiamo, siamo propensi a scaricare sull’altro tale responsabilità. Crediamo che siano gli altri la causa del mio stare male.

L’illusione, potente antidepressivo, ha il grande svantaggio di favorire un depressione più grave. Più passa il tempo e più mi rendo conto che il cerchio nella mia vita comincia a stringersi, più la depressione incombe, come segnale esistenziale del fallimento della mia prospettiva di vita erronea.

La depressione vista così, è il segnale più forte che qualcosa dentro me va cambiato, che sono io la causa del mio star male.

Quando nella relazione importante, per esempio nel rapporto di coppia, le cose cominciano ad andare male, e l’insoddisfazione cresce, cominciamo a pensare di avere sbagliato partner. Non riusciamo a capire che quel partner probabilmente va benissimo, ma che entrambi viviamo nel mondo della separazione, perché siamo incarnati per compiere un cammino. Il mondo della separazione è il mondo dove la relazione di coppia è al servizio della crescita interiore, e che quindi nessun uomo e nessuna donna al mondo può smettere di crescere per spezzare la dura realtà che io non posso essere unito totalmente e costantemente con l’altro. Il fatto che io lo sento distante, è assolutamente normale. Ma se credo che non lo sia, illudendomi che non sono nel mondo della separazione, allora mi separo, nel senso che lo rifiuto da una posizione di odio e di conflitto, come se l’altro fossa la causa di qualcosa che invece si spiega dentro me.

Il paradosso è che se accetto di essere nel mondo della separazione rimango unito, se nego di essere nel mondo della separazione mi separo.

Che cosa terribile!

L’amore che cercavo, il compagno e la compagna meravigliosa che credevo di aver trovato, si sono rivelati un flop. Perché in realtà non ho ancora capito che cosa sia l’amore incondizionato.

Ogni volta che si parla di spiritualità si pensa alla religione, ed ogni volta che si pensa alla religione si pensa alla chiesa. E siccome la chiesa è fatta da uomini, siamo punto e a capo. Anche loro colpevoli di non fare abbastanza, e quindi causa della mia insoddisfazione.

Quando le cose nel rapporto non vanno più bene, credendo che la causa sia esterna a me, mi ribello a questa ingiustizia disinvestendo nel rapporto, ovvero smettendo di amare l’altro così come esso è. Ingenuamente non mi rendo conto che la meraviglia della fase dell’innamoramento era dovuta al fatto che sia io cha l’altro ci siamo dedicati con entusiasmo alla cura dell’altro, con una attenzione continua e incondizionata. Certo, l’ho fatto sull’onda di una illusione, la illusione di avere trovato il compagno mitico, però l’ho fatto, e l’ho fatto io. Io stesso sono stato, insieme all’altro, il protagonista e l’artefice del nostro miracolo. Se io continuassi così anche adesso che gli ormoni sono calati, e che il “periodo incentivante gratuito” è finito, il miracolo continuerebbe per sempre. Ma questo significherebbe che io ho capito quale sia il significato della vita. La conseguenza di questo disinvestire è che pian piano quel rapporto diventa sempre più negativo. Come un giardino che non curo più, e che non innaffio, più passa il tempo più diventa un campo di erbacce. Ed a quel punto, chi potrebbe negare che quel campo fa schifo?

Smettendo di prendermi cura di me e dell’altro nel nostro rapporto, smetto di coltivare la vita interiore, che posso chiamare vita spirituale.

In realtà io posso negare la vita spirituale, ma ciascuno di noi è un essere sia carnale che spirituale, e come tale non può disconfermare questa realtà anche quando con la mente lo nega. Ma cosa vuol dire essere spirituale?

L’amore incondizionato è la scelta di amare l’altro anche quando esso non sembra gratificarmi più rispetto a degli oggettivi bisogni che mi sono rimasti in sospeso. Purtroppo qui anche la psicologia deve fare un atto di umiltà, e rendersi conto che la via che può guarire davvero ed in profondità, è la via dell’amore vero.

Una coppia che si presenta dal terapeuta in grande crisi, e che trascorre mesi di colloqui nei quali il terapeuta cerca di fare cambiare l’individuo affinché diventi più simile alle aspettative del partner, fa un lavoro inutile. Non è strano che alla fine il terapeuta, stremato per un lavoro inutile, sentenzi con grande autorità professionale: “ Si, effettivamente non vi amate più, siete troppo diversi” E’ semplicemente ridicolo!

Quel terapeuta ha una sola possibilità di riuscita, ed è una possibilità che non dipende la lui, ma che lui avrebbe il dovere di favorire accompagnando quella coppia nella giusta direzione. L’unica via che sblocca la crisi nella direzione giusta è informare ciascun membro di quella relazione che solo se uno dei due decide di amare l’altro incondizionatamente il processo di crisi si sblocca, e si avvia una nuova fase di crescita profonda della persona.

E’ un passo difficile, in teoria non dovuto, che non può essere deciso dall’esterno. Nessuno può dire dall’esterno a qualcuno che deve amare. Il terapeuta non può sapere chi dei due eventualmente sarà illuminato dallo Spirito affinché inizi la nuova fase di vita, mediante al scelta di amare concretamente l’altro, spiritualmente e carnalmente.

L’amore incondizionato, non solo è il più potente antidepressivo, ma è la guarigione definitiva. Totale. E’ la gioia nella sofferenza, è il senso più profondo della mia vita. È l’anticipo del paradiso.

E la porta della vera pace interiore. E’ Dio stesso.

Perché più importante della idea che mi sono fatto di Dio, è la Sua stessa realtà interiore dentro me che conta.

Nessuno di noi ha mai visto ne potrà mai vedere Dio, ma molti di noi hanno già scoperto cosa sia l’Amore incondizionato. Grazie di cuore per avermi prestato la tua attenzione.

Buona riflessione, a presto.  

Con affetto, Enrico.

Torna indietro

HOME